La storia di Salandra è legata sin dalla notte dei tempi a
questo fenomeno : emigrarono i nostri bisnonni per la grande America, i nostri
nonni per la ricca Germania,i nostri padri per l'industrializzato nord e tocca
anche alle nostre generazioni emigrare, andare via per motivi di studio o
opportunità lavorative. Se pur con le nette differenze, il filo rosso che ci
lega al passato sono le nuove esperienze, il relazionarsi con culture,
tradizioni e visioni della realtà nuove e diverse. La sintesi che nasce dalla nostra cultura e dalle
tradizioni più lontane e remote da
Salandra e dalla Basilicata può e dev'essere la miccia capace di generare una
fiamma che trasformi la nostra terra.Ecco,dunque, il significato più bello
dell'emigrazione, quello di andare via non soltanto per se stessi ma per
riconoscenza nei confronti della propria terra.
Forse da Salandra bisogna andarsene. Da Salandra bisogna
cominciare (o magari continuare) a partire. Non deve mancare il coraggio di
fare le valige e di cercare lontano dalla nostro paese quello che ci manca e
dal bagaglio culturale acquisito mettere le basi (o almeno provarci!) per una
nuova stagione,per una primavera Salandrese capace di stravolgere tutto e
tutti.
Partire oggi,non ha lo stesso significato che aveva in passato.
Vivere lontano da Salandra ha un sapore diverso, le nuove tecnologie ci
permettono di vivere, se pur con il grande handicap dell'assenza fisica, al
fianco dei nostri concittadini : la rete
ha stravolto le nostre vite,abbatte le distanze, permette di rimanere in
costante aggiornamento su fatti e vicende,permette d'impegnarsi in prima
persone pur vivendo a chilometri di distanza. Forse se all'emigrare rimane
strettamente connesso quel sogno di cambiare le cose,di imparare e conoscere
per ritornare e mettere a disposizione il proprio sapere per la terra natia,
questo fenomeno non sarà più un problema da risolvere ma un enorme opportunità
da cogliere.
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